CONCORSO STRAORDINARIO 2022

Personalmente non ci credevo, ma è partito un piccolo treno per la stabilizzazione di circa 14.000 docenti del nuovo Concorso Straordinario 2022.

Le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro le 23.59 del 16 giugno 2022, utilizzando la procedura informatica già utilizzata nei precedenti concorsi (CINECA).

Ricordo che il concorso è riservato ai docenti della Secondaria con almeno 3 anni di servizio negli ultimi 5 (a decorrere cioè dall’anno scolastico 2017/2018) di cui almeno uno nella CdC in cui si concorre. Inoltre non aver partecipato alle procedure di cui all’art. 59, comma 4, del decreto-legge o, pur avendo partecipato, non essere stati destinatari di una individuazione quali aventi titolo ad assunzione a tempo determinato di cui al medesimo comma.

I soli docenti vincitori saranno collocati in graduatoria per assunzione a  tempo determinato nell’A.S. 2022/2023 e dovranno partecipare, a proprie spese, a un percorso di formazione.

La novità rispetto ai precedenti Concorsi è il costo di partecipazione che sale a ben 128,00 euro.

Il pagamento può essere eseguito in due modalità:

  1. Bonifico bancario sul conto intestato a: Sezione di Tesoreria 348 Roma succursale IBAN – IT 71N 01000 03245348 0 13 3550 05 con la seguente causale: diritti di segreteria per partecipazione alla procedura straordinaria di cui all’art. 59, comma 9 bis, dl 73/21 – regione – classe di concorso – nome e cognome – codice fiscale del candidato e dichiarato al momento della presentazione della domanda online;
  2. Pagamento attraverso il sistema PagoinRete.

AGGIORNAMENTO GPS 2022/24

AGGIORNAMENTO GPS 2022.

ORDINANZA MINISTERIALE

30 MAGGIO SCIOPERO GENERALE

Le cinque organizzazioni sindacali che ha firmato il contratto hanno deciso finalmente di fare uno sciopero generale.
Allego il documento condiviso in cui ci sono tutta una serie di richieste ad oggi inevase da questo governo dei non eletti.
Personalmente condivido pochi di quei punti ma credo onestamente che dovremmo partire da un punto ormai non più derogabile: lo stipendio. Chi dice il contrario è bugiardo e poco avvezzo a cosa vuol dire oggi essere un insegnante a tutto tondo.
Non basta lo sciopero per chiedere uno stipendio in media con in paesi europei, perché parliamo di almeno 700-1000 euro in più. Proporrei semplicemente di smettere di assolvere a compiti che ci siamo fissati da soli, tipo verifiche, progetti, programmazioni non più richieste da anni, e tutto quello che complica la nostra funzione di educatori.
Ci pagano come badanti, bene facciamo solo quello. Il minimo richiesto. Questo fino a quando non sarà riconosciuta la nostra professionalità, il rispetto per la nostra figura di educatori e soprattutto il giusto compenso professionale.
Da ora fino a quando non sarà scritto nero su bianco su un nuovo contratto.
 
Sui punti onestamente non ho molto da aggiungere, credo che basti molto meno per iniziare una lotta fino al raggiungimento di tre o quattro obiettivi:
1. Stipendio.
2. Numero di alunni per classe.
3. Nuovi spazi per una didattica in autonomia di orari e risorse.
4. Copertura di tutte le cattedre con personale a tempo indeterminato.
 
Intanto lunedì 30 maggio, se avete a cuore la lotta e la vostra professione, vi prego di staccate la spina. Cinquanta euro in meno li potete risparmiare non facendo una spesa o evitando un’uscita a cena.
Forse non servirà, ma il segnale va dato, forte e chiaro.
 
 

Ei fu…e la crocetta non c’è più!

Avevo promesso ad un amico di scrivere due righe giovedì prossimo, sul nuovo Decreto Legge 36 fatto uscire in Gazzetta Ufficiale, non so se per ironia proprio il giorno della festa dei lavoratori, nato dall’ingegno del Governo “ci penso mi” e a cui il nostro plurititolato Ministro non ha fatto mancare il suo magico apporto.
I motivi di rinviare ad oggi queste poche righe erano due, in primis far sbollire la rabbia per quello che c’è scritto ma anche e soprattutto per ricordare con alcune immagini scattate a Roma proprio il cinque maggio di sette anni fa, quando eravamo in 600.000 a scioperare e manifestare il nostro estremo dissenso alla Legge 107/2015 passata a colpi di maggioranza, in difesa di una scuola “fatta dal basso”, contro gli imperativi di un gruppo di “Aficionados De’ Rignano”.
Qualcosa si era ottenuto e ci ha illuso che si fosse finalmente iniziato un percorso di ascolto e collaborazione.
Oggi ci accorgiamo di essere tornati indietro, finendo dalla padella nella brace, grazie al nuovo cocktail: “Be-Ré” targato sempre…PD.
Che poi non sarei neanche così contrario alla formazione intesa come miglioramento del percorso di apprendimento, anzi penso che ne avremmo estremo bisogno per la riqualificazione della nostra professionalità. Ma qui, come sempre, si parte da un presupposto sbagliato.
 
Intanto inizierei con il dire, visto che siamo così filo europeisti, che potremmo partire da una richiesta ormai irrevocabile: lo stipendio. Iniziamo la carriera partendo intorno ai 2000-2500 euro., e poi, per progressione anche meritocratica da definire insieme, potremmo aggiungere degli incentivi fino ad arrivare ai 3500 euro, così come avviene in Germania e in tanti altri paesi europei. Ma non basta. Avremmo bisogno di nuovi spazi e luoghi fisici per la creazione ed elaborazione di strumenti multimediali utili alla didattica, oltre che alla successiva correzione delle prove di verifica, per non parlare degli strumenti multimediali da utilizzare, una rete efficace di connessione e potrei continuare. Basta con il fai da te e soprattutto basta volontariato, se proprio vogliamo farlo c’è la Misericordia, la Croce Rossa e tante altre associazioni che ne hanno estremo bisogno. Altro che i miseri 500 euro della carta docente, spesa per tablet o computer, soprattutto in questi due anni di DID, che peraltro ci vogliono tagliare già dal prossimo anno di 1/4, anche per dare qualcosa in più a chi si occuperà dell’Alta Formazione. Evidentemente ai fortunati “amici degli amici” non bastano i circa 200-250 mila euro annui dei loro stipendi miseri. Se non fossimo in Italia, uno penserebbe ad una burla.
Invece qui si parla addirittura di ore da dedicare alla formazione gratuita (sei ore alla settimana) e questo solo per avere uno scatto anticipato, di uno due anni, rispetto ai normali scatti d’anzianità previsti dal contratto nazionale. Follia pura!
Possibile che ci sia qualcuno pagato con le nostre tasse che pensi, scriva e poi approvi in CdM queste assurdità?
Solo io penso che questi politici andrebbero condannati per danno erariale?
 
Certo non tutto è da buttare via, non ho mai apprezzato il detto  “è tutto sbagliato, tutto da rifare”. Se proprio dovessi salvare qualcosa del decreto, non mi dispiace l’idea della formazione iniziale e l’abilitazione.
Certo si ritorna al drink “BeRé”, cioé all’epoca di Berlinguer con le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario (SSIS) che, diventando annuali in questo Decreto Legge, si trasformeranno in un nuovo TFA come nel 2013 ad accesso programmato sui successivi tre anni. Tutto ovviamente senza oneri per lo Stato e a proprie spese, così come fu per le SSIS, il TFA e il PAS. E così come allora, non sarà sufficiente perché l’abilitazione garantirà solo l’accesso alla Prima Fascia delle GPS e alla possibilità di svolgere i futuri Concorsi Annuali, che saranno indetti per i soli posti in Organico di Diritto, senza idonei per intenderci.
Così come avviene ora i vincitori svolgeranno un anno di formazione e prova in servizio, al superamento del quale si sarà finalmente in ruolo per uno stipendio di ben 1450 euro, cioè meno di un cassiere del supermercato.
 
Sono previste inoltre delle norme transitorie che garantirebbero nei primi anni di applicazione, un percorso abbreviato per chi ha tre anni di servizio negli ultimi 5, cioè la possibilità di svolgere il concorso anche senza l’abilitazione, a patto che durante l’anno di formazione e prova conseguano metà dei 60 CFU, cioè 30 CFU di cui 10 per il tirocinio.
Sorge una domanda stupida e banale: ma se hanno tre anni di servizio a cosa servono i crediti del tirocinio?
Non sarebbe stato più logico chiederne 30 solo su contenuti disciplinari?
Magari l’iter parlamentare potrà regolare meglio questa assurda contraddizione.
 
Mi auguro che in risposta a questo nuovo atto d’imperio, segua al più presto una mobilitazione che coinvolga tutti. Il cinque maggio di sette anni fa qualcosa è accaduto, proviamo questa volta ad essere ancora più forti e soprattutto uniti.
Lo so bene che perderemo circa 50 euro di un misero stipendio, ma il segnale deve essere dato, forte e chiaro.
 
Altrimenti zitti e mosca!