UN PRIMO PICCOLO PASSO…

“Diamo così un primo segnale concreto sul tema delle retribuzioni, fondamentale per rivalorizzare e restituire autorevolezza alla figura del docente. Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo, un primo passo atteso da tanto tempo e ottenuto in un contesto peraltro difficile a causa della crisi energetica: abbiamo voluto dare subito un chiaro segnale politico di svolta rispetto al passato. Quando ho annunciato una Grande Alleanza per la Scuola e per il Merito” conclude Valditara “non intendevo fare della retorica, ma indicare la strada che oggi iniziamo a percorrere con questo accordo: una grande collaborazione tra istituzioni, parti sociali, docenti, studenti, famiglie, ognuno nel suo ruolo, per prenderci cura di quella straordinaria comunità che è la scuola italiana”.

Non potevo che iniziare con le parole del nostro Ministro, per chiarire un aspetto che ritengo ormai ineludibile.

Portare lo stipendio degli insegnanti alla media europea (ci mancano circa 700-800 euro) è e deve essere il punto di partenza di un dialogo che porti a ripensare la scuola. Bene aver chiuso con il passato per liberarsi del ricatto “arretrati”. Quindi basterebbe portare subito lo stipendio diciamo a 2000 euro dal primo gennaio evitando così che si continui ad accumulare un recupero impossibile per qualunque manovra finanziaria.

Le modalità potrebbero essere tante. La più semplice sarebbe dividere il costo delle retribuzioni per il numero dei docenti aggiungendo la differenza come aumento per avere uno stipendio uguale per tutti a 2000 euro. Per coloro che già oggi superano la soglia dei 2000 euro netti, lasciarli il compenso per evitare contenziosi inutili, anche perché parliamo di pochi docenti e per giunta a fine carriera. Di certo il merito non può essere l’anzianità, svolgendo le stesse funzioni e lo stesso orario di lavoro. Si potrebbero invece immaginare dei benefit per funzioni aggiuntive remunerate che aumenterebbero lo stipendio in funzione del maggiore impegno piuttosto che pensare a progressioni di carriera.

Sull’orario di lavoro resto molto intransigente, anzi a questo proposito vorrei che fossero stabiliti dei criteri oggettivi per un calcolo effettivo del lavoro svolto. Preferisco timbrare un cartellino che contabilizzi l’impegno reale delle correzioni svolte di verifiche e disegni, piuttosto che una generica “funzione docente”. Questo comporta il ripensare lo spazio didattico, perché avremmo bisogno di una stanza personale o meglio ancora di ambienti didattici dedicati, una radicale innovazione pedagogico–didattica e organizzativa con l’obiettivo di coniugare la funzionalità organizzativa di matrice anglosassone all’alta qualità dell’insegnamento per “aula–ambiente di apprendimento”, assegnata a docenti, con i ragazzi che si spostano durante i cambi d’ora. Personalmente io a scuola ci starei volentieri per assolvere la “funzione docente”, soprattutto perché sarebbe remunerata “ad ore”. Siamo stanchi di sentirci dire…tanto lavorate solo 18 ore…fate tre mesi di vacanze… e altri luoghi comuni.

Ma questa è utopia in un paese che paga più di tutti i politici e meno di tutti gli insegnanti.

Io comunque ho smesso di fare lavoro gratis.

La mia missione è in modalità: stand by!

LA MISURA E’ COLMA…

Oggi vi voglio parlare del nuovo Ministro Valditara. Vecchia conoscenza del Ministero della Pubblica Istruzione…senza merito.

Infatti è stato già con un altro Ministro leghista, Bussetti,  Capo di Dipartimento così come nel corso di alcune legislature in passato, dal 2006 al 2008 e dal 2008 al 2013 (PAS e TFA) ha avuto ruoli importanti all’interno della Commissione Istruzione. Non basta, perché lo ricordiamo come relatore di maggioranza della riforma dell’Università durante il ministero di Maria Stella Gelmini nel corso del governo Berlusconi. Insomma un altro ritorno di una storia politica che parla da sola e non merita nessun altro commento.

Un’ultima annotazione riguarda un articolo di qualche giorno fa sul Corriere in cui si dice in sintonia con il precedente Ministro Bianchi in riferimento alle procedure di reclutamento per i futuri insegnanti. Altro che linea leghista alla Pittoni, qui mi sembra di essere ritornato al vecchio governo dei tagli. Insomma per farla breve, conferma il concetto di abilitazione con 60 CFU e una prova finale con scritto e lezione simulata. Successivamente Concorso per l’immissione in ruolo. Per coloro che fossero abilitati o in ruolo su altra CdC c’è la possibilità di conseguire l’abilitazione con solo 30CFU di cui 20 sulla disciplina e 10 con tirocinio diretto di almeno 12 ore in classe (probabilmente l’aspetto più interessante della riforma L.79/22).

Niente di nuovo quindi se non le solite promesse mancate.

Credo sia arrivata l’ora di dire a tutti questi personaggi da commedia all’italiana, che a noi ci basta uno stipendio adeguato ai titoli conseguiti e al prestigio della professione, almeno in linea con la media europea. Per  il resto ci auguriamo che  facciano il meno possibile perché la misura è colma.