Le cinque organizzazioni sindacali che ha firmato il contratto hanno deciso finalmente di fare uno sciopero generale.
Allego il documento condiviso in cui ci sono tutta una serie di richieste ad oggi inevase da questo governo dei non eletti.
Personalmente condivido pochi di quei punti ma credo onestamente che dovremmo partire da un punto ormai non più derogabile: lo stipendio. Chi dice il contrario è bugiardo e poco avvezzo a cosa vuol dire oggi essere un insegnante a tutto tondo.
Non basta lo sciopero per chiedere uno stipendio in media con in paesi europei, perché parliamo di almeno 700-1000 euro in più. Proporrei semplicemente di smettere di assolvere a compiti che ci siamo fissati da soli, tipo verifiche, progetti, programmazioni non più richieste da anni, e tutto quello che complica la nostra funzione di educatori.
Ci pagano come badanti, bene facciamo solo quello. Il minimo richiesto. Questo fino a quando non sarà riconosciuta la nostra professionalità, il rispetto per la nostra figura di educatori e soprattutto il giusto compenso professionale.
Da ora fino a quando non sarà scritto nero su bianco su un nuovo contratto.
Sui punti onestamente non ho molto da aggiungere, credo che basti molto meno per iniziare una lotta fino al raggiungimento di tre o quattro obiettivi:
1. Stipendio.
2. Numero di alunni per classe.
3. Nuovi spazi per una didattica in autonomia di orari e risorse.
4. Copertura di tutte le cattedre con personale a tempo indeterminato.
Intanto lunedì 30 maggio, se avete a cuore la lotta e la vostra professione, vi prego di staccate la spina. Cinquanta euro in meno li potete risparmiare non facendo una spesa o evitando un’uscita a cena.
Forse non servirà, ma il segnale va dato, forte e chiaro.