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LA ROBAPAZZA CHE STRUMPALLAZZA

LA ROBAPAZZA CHE STRUMPALLAZZA

Ho un ricordo netto della ROBAPAZZA… di un pomeriggio di più di 30 anni fa. Mi madre si materializzò nella mia cameretta con sta roba. Io avevo la febbre… Aprii la scatola e con un po’ di delusione realizzai che si trattava di una semplice palla…

Ma la ROBAPAZZA era una palla speciale. Tu la lanciavi e non potevi seguirla… ora zigzagava, poi tornava indietro, improvvisamente due scatti in avanti…. Una palla magica davvero!!
Ma la mia curiosità di scoprire il magico e sofisticato meccanismo alla base di tale prodigio fu nettamente più forte del divertimento che mi procurava lanciarla nel corridoio. Così un giorno mi decisi…. presi il coltello più affilato e la divisi in due. Quello fu uno dei giorni più deludenti della mia vita: dentro era posizionata una sfera di piombo fuori asse che permetteva di modificare continuamente la traiettoria della palla. Seduto sul pavimento di camera capii due cose: 1) che all’interno della palla non c’era nulla di magico; 2) che sta palla non serviva a nulla perché presto ti rompevi le scatole di correre dietro a una cosa inutile che non seguiva nessuna direzione… Rimisi i brandelli della ROBAPAZZA nell’armadio, presi il mio SUPERSANTOS (il mitico pallone degli anni ’80) e scesi in cortile.

Ieri seguendo Porta a Porta , questa volta seduto sul divano, ho provato la stessa sensazione di quel pomeriggio: ieri dentro la scatola c’era il Governo Renzi….praticamente una ROBAPAZZA CHE STRUMPALLAZZA, che non va da nessuna parte, che segue traiettorie inutili quanto improvvise. Lo hanno seguito in milioni affascinati da questa sua capacità di sterzare in maniera imprevedibile. Poi un giorno qualcuno si è stufato, ha aperto il giocattolo e delusamente ha dovuto concludere che dentro non c’è niente, ma solo qualcosa fuori asse che non ti porta da nessuna parte e che soprattutto non serve a nulla…

È arrivato il momento del SUPERSANTOS.

Nicola Iannalfo

robapazza

Non staremo a casa a piangere… questo è garantito. Avanti!

In un contesto surreale di riunioni e pacificazioni disattese, noi nel silenzio e nel “contenimento energetico” andiamo avanti.

Oggi On. Cuperlo mi ha telefonato per informarmi che avevo un quarto d’ora di tempo per inviargli un emendamento da presentare alla Camera a favore dei precari. Stavo per partire alla volta di Bologna, dove nel pomeriggio avrei incontrato Maurizio Landini. Torno velocemente a scuola e grazie all’aiuto indispensabile di Marcella Neri estrapolo dal nostro emendamento inviato a suo tempo all’ On. Rocchi la parte relativa all’art. 8.

In questa parte chiediamo un “concorso per soli titoli riservato agli insegnanti abilitati inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto”. Per tutti e dico tutti gli abilitati. Con Cuperlo al telefono discutiamo sull’ammissibilità di tale emendamento… dal momento che gli emendamenti che chiedevano il “concorso per soli titoli” sono arenati su margini di costituzionalità. Gli prometto la firma e il parere tecnico sull’ammissibilità del concorso da parte del Procuratore della Repubblica Deidda… e questa sera Laura Isolani e l’Avv. Debora Lombardi Bufalini stanno lavorando insieme al Procuratore per inviare entro domani tutto ciò che occorre a Cuperlo.
La vera funzione di tale emendamento è trasmettere un indirizzo politico chiaro da parte della Sinistra DEM, che si avvita intorno a posizioni sbiadite. È chiaro che isolare il governo nelle sue posizioni è l’unica arma che ci rimane per poter ancora credere di essere “liberi cittadini” e ottenere ciò che ci spetta: il riconoscimento dello status giuridico di precari e la conseguente stabilizzazione.
Più pragmatico l’incontro con l’amico Landini. Allunga la mano con la sua COALIZIONE SOCIALE, chiede a noi di riempire gli spazi lasciati deserti da una politica che non riesce più a sintonizzarsi con il cittadino. Cittadino e scuola sono una sola cosa. Ci sostiene per la nostra campagna per le Regionali e soprattutto ha messo a disposizione la sua faccia e la sua esperienza per le manifestazioni, anche eclatanti, che nei prossimi giorni potrebbero rendersi necessarie se i nostri diritti in qualche modo saranno calpestati.
Non staremo a casa a piangere… questo è garantito.
Avanti!

Nicola Iannalfo

Gli “opliti” del CDP.

Siamo Noi, siamo Noi... i Precari della scuola siamo Noi...
Siamo Noi, siamo Noi… i Precari della scuola siamo Noi…

Il CDP partecipa allo sciopero indetto dalle sigle sindacali il 5 maggio. Fermarsi ora per non fermarsi per sempre. Fermarsi ora permette di lanciare un messaggio chiaro al paese: noi abbiamo detto basta! Fermarsi ora permette di unirci, di vederci… di comprendere che il tuo disagio è il mio disagio che la tua forza è la mia forza.

Su questo pensiero è riemersa alla mia memoria l’immagine di un oplita (gli scampoli del mio sbiadito esame di Storia Greca).  La falange oplitica era la forza militare che l’esiguo esercito greco opponeva al devastante esercito persiano. Il soldato oplita, con il suo scudo non proteggeva se stesso, ma il soldato alla sua destra e a sua volta era protetto da un altro oplita posizionato alla sua sinistra. Questo li costringeva a stare uniti e a non allontanare mai la spalla dalla spalla del proprio compagno. Così si vince!

Il lavoro che molti di voi in questi giorni stanno svolgendo a nome del CDP nelle piazze e nei vari comizi sparsi per la regione mi convince che le nostre spalle sono unite. Vi posso garantire, dalle telefonate che ricevo, che hanno iniziato a sentire la nostra voce e in Regione qualcuno non dorme sonni tranquilli.

Grazie per il vostro lavoro.

Nicola Iannalfo

 

La tempesta del dubbio

LA TEMPESTA DEL DUBBIO
Ormai è rituale che a ogni manifestazione sindacale molti di voi ci chiedano… allora?   Che si fa?   Ci organizziamo anche noi?

Devo ammettere che la vostra necessità di confronto mi gratifica e mi lascia intendere che stiamo davvero creando “il gruppo”.

Ma conseguentemente si affaccia una riflessione…

Che cos’è il CDP?   Un sindacato?   Un parasindacato che filtra le iniziative sindacali da condividere e quelle da non condividere? Non credo.   Il CDP è qualcosa di diverso e forse qualcosa di più.   Noi rispettiamo le vostre “tessere” e rispettiamo il lavoro dei sindacati, anche se ne cogliamo spesso la fragilità.   È naturale garantire appoggio a una manifestazione a favore dei lavoratori della conoscenza, ma contemporaneamente in queste settimane il nostro impegno è stato un altro.   La piazza, la norma, il parere autorevole e ora la leva politica.   Quattro livelli che per quelli che leggono il nostro programma non sono nuovi o sconosciuti.
Personalmente mi sono ritrovato molto spesso, come ben sapete, davanti al MIUR o dentro al Parlamento. Ogni giorno un gruppo di non meglio specificate categorie si ritrova davanti ai palazzi governativi per manifestare e ognuno ha il diritto di credere che quella sia la manifestazione del secolo… “Che ce sta lla fuori? I precari da scuola. Ma n’erano quelli de e quote latte? No quelli ce stavano ieri!”   Questo ho sentito dire nei corridoi del Parlamento mentre i miei amici erano fuori al freddo in piazza a protestare… Concedetemi una razionale tempesta del dubbio!

Certo che appoggiamo la manifestazione, ci mancherebbe altro.

La appoggiamo anche se non la organizziamo.  Ma sono stanco di giocare a tennis senza avversario, sono stanco di non avere un oggettivo ritorno per tutte le manifestazioni alle quali ho partecipato.

Il campo è politico e per me si traduce in una sola parola: ELEZIONI REGIONALI.  

Tenetevi pronti!

Nicola Iannalfo

IL III LIVELLO DELLA PROTESTA

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Più di una volta abbiamo reso manifesto il nostro intento: la protesta deve articolarsi in più livelli.

I Livello è la manifestazione vera e propria. Le azioni di piazza, i flash mob…

II Livello è la “norma”, cioè la base programmatica della manifestazione, un testo giuridicamente fondato che costituisca il “perché” degli striscioni, degli slogan, delle urla. Gli ultimi mesi ci hanno permesso di capire che con le attuali forze governative non basta avanzare un diritto.  Le loro spiccate incapacità ci costringono a proporre/opporre la norma, perché se è facile dire “non possiamo” a un docente, non potrà similmente esserlo per la Costituzione. È qui che è emersa la fragilità dei Confederali: tutti chiedono e pochi propongono. Chi lo fa mostra “impotenza giuridica”, non riesce a sfondare “normativamente” il muro del “non si può”. Noi abbiamo lavorato sodo in questo senso.   Abbiamo la “norma”!

III Livello è il “parere autorevole”: la necessità di avallare il nostro testo e la norma con firme autorevoli, costituzionalisti, giuristi di caratura internazionale. Quando questi tre livelli si armonizzano la forza conseguente alla protesta è enorme. Il CDP in questi giorni sta lavorando al III Livello. Bussiamo quotidianamente alla porta di intellettuali della giurisprudenza perché prendano chiaramente una posizione.

Molti chiedono a noi se scenderemo in piazza oggi, se aderiremo alla Manifestazione di Pisa o di Firenze.
Se oggi molti docenti precari sono costretti ad assumere blister di iperico o litri di benzodiazepine è grazie anche alla fragilità e spesso inerzia dei sindacati che evidentemente ancora non hanno capito che la protesta non si consuma solo al I livello.

Detto questo, bene comunque la protesta e la manifestazione, ognuno decida in maniera personale.

Noi non daremo indicazioni.

Coordinamento Docenti Precari della Toscana

SEMINARIO “MAI PIÙ PRECARI NELLA SCUOLA”

Il presente intervento costituisce la sintesi degli incontri del Gruppo Precari Scuola di Firenze. Vuole rappresentare un contributo fattivo al dibattito sul piano LA BUONA SCUOLA.
Il dizionario della lingua italiana definisce precario come “malsicuro, incerto, soggetto a venir meno”.   L’etimologia ancora più specifica ricorda il precario come colui che deve ottenere qualcosa attraverso la prece (preghiera). Questo è sostanzialmente lo stato d’animo dei docenti precari che oggi prestano il proprio servizio nella scuola, docenti che oggi sostengono il sistema scuola in Italia: il sentimento di chi c’è e che nel prossimo futuro potrebbe non esserci.
Come è formato oggi il precariato?
1) ABILITATI GAE (Siss e vincitori di concorso)
2) ABILITATI IN GRADUATORIA DI ISTITUTO DI II FASCIA
a)SFP v.o.
b)Diplomati Magistrali
c)Congelati SISS
d)PAS
e)TFA I Ciclo
3) NON ABILITATI IN GRADUATORIA DI ISTITUTO III FASCIA

Tutti questi docenti, indipendentemente dalla loro collocazione nelle fasce di precariato, lavorano allo stesso modo: presenziano al collegio docenti, ai consigli di classe, nei consigli di istituto, nei progetti scolastici e in alcuni casi sono collaboratori o vicari del
dirigente scolastico.   Il governo, conscio che per garantire serenità al docente precario occorre togliere precarietà e garantire stabilità e continuità, propone agli inizi di settembre un massiccio piano di assunzioni nella scuola.
Ma, ben presto risulta evidente un altro motivo, fortemente stringente, che spinge verso questa direzione: con la recente sentenza del 26 novembre 2014, la Corte di Giustizia Europea ha bocciato l’Italia in merito alla reiterazione dei contratti a termine nel comparto scuola, prassi in evidente violazione della direttiva 1999/70 CE. L’Europa rileva come in materia di reclutamento dei docenti il MIUR non abbia fornito tempi certi nelle cadenze
concorsuali, generando sacche di precariato ormai definite “storiche”.
Quindi è chiaro che il problema del precariato in ambito scolastico non è più solo un
problema gestibile sul territorio nazionale.
Purtroppo il progetto del governo non prevede in realtà l’assorbimento di tutto il precariato e per essere più precisi, nemmeno del precariato storico: i docenti abilitati nelle graduatorie di istituto di seconda fascia non sono inseriti nel piano di assunzioni de LA BUONA SCUOLA.   Questi docenti non possono essere considerati precari “spiccioli” con qualche settimana di supplenza alle spalle, ma devono essere considerati precari storici, con anni (in alcuni casi più di 10) di servizio alle spalle.   L’unico torto a loro ascrivibile è l’impossibilità di essersi abilitati (in larga misura per carenze da parte del legislatore) in tempi utili per entrare in GAE.
È doveroso sottolineare che la Corte di Giustizia Europea non discrimina sulla cronologia delle abilitazioni, ma rileva  semplicemente il dato del servizio oltre i 36 mesi, sormontando
la farraginosa normativa italiana.
Agli abilitati di seconda fascia viene, dopo anni di insegnamento, proposto il Concorso, per saggiare il merito della loro preparazione.
È chiaro l’errore logico di tale soluzione:in ogni attività  professionale che si rispetti, gli anni di anzianità costituiscono base valida per attribuire merito. Questo è evidente nell’Italia artigiana del secondo dopoguerra, l’artigiano si forma come “garzone” e termina la sua carriera come “mastro”.

Non si capisce perché l’anzianità di servizio debba essere considerata svalutativa quando si parla di scuola. Gli insegnanti abilitati, sono stati selezionati al momento del conseguimento del titolo idoneo all’insegnamento (Università) e successivamente nel superamento del Corso di Abilitazione all’Insegnamento (Università).   Occorre avere un concetto di merito un poco meno “ideologico”.   Ampliando lo spettro di osservazione de LA BUONA SCUOLA risulta chiaro che nemmeno i privilegiati delle GAE escono indenni da questa proposta: l’immissione in ruolo è subordinata alla “disponibilità alla flessibilità”, sottendendo in questo pasticcio linguistico la possibilità che un docente che da anni insegna in una regione e, seppur da precario, con una certa continuità, si vedrebbe costretto a migrare forse a 1000 chilometri di distanza per il posto fisso.  Dietro gli slogan si consumano vite: chi glie lo dice alla professoressa cinquantenne calabrese con figli e marito disoccupato che armi e bagagli deve trasferirsi a Cuneo per il ruolo? Chi glielo dice alla sua famiglia? E soprattutto: cosa andrà a insegnare? Il nuovo piano prevede la possibilità di insegnare su “materie affini” che con un linguaggio molto semplificato significa insegnare senza specifica abilitazione una materia per la quale possiedi un titolo ma non un’abilitazione.   Perché in questo caso nessuno si pone il problema del merito e soprattutto della qualità della didattica?

Un’altra riflessione in relazione a questa ultima ipotesi: se i docenti di 3 fascia, con anni di esperienza devono essere cancellati dal sistema scolastico italiano, perché privi di abilitazione, perché gli insegnanti inseriti in GAE possono andare a insegnare materie per
le quali non sono abilitati?
Questa cosa andrebbe spiegata alle migliaia di genitori che attualmente insegnano in 3 fascia di istituto e che con il loro lavoro di docente permettono alle loro famiglie di campare e che da prossimo anno, di fatto, saranno in mezzo alla strada.
L’ultima domanda la pongo con profonda amarezza: perché in uno “Stato di Diritto Sociale” quale è l’Italia, deve essere il TAR o il Giudice de Lavoro a garantire i diritti dei lavoratori?
Quello che si può fare in maniera semplice per rendere giustizia ai docenti precari della scuola è:
1) Prevedere un piano di assunzione che in tempi è modi adeguati assorba veramente tutto il precariato con 36 mesi di servizio;
2) Utilizzare inseriti in 3 fascia per le supplenze brevi, valorizzando la loro esperienza e prevedendo per loro in tempi rapidi sistemi di formazione e reclutamento;

Chiaramente il precari non staranno a guardare!