“Ci sono momenti nella vita in cui non bisogna tirarsi indietro e questo è uno di quelli”.
Tra tutte le parole e le esortazioni che mi sono state rivolte in questi giorni di riflessione, queste sono quelle che mi hanno portata alla decisione definitiva: rappresentare il CDP, rappresentare i precari, rappresentarci. Non sono qui a dirvi che le cose da ora in avanti saranno più facili e non ho intenzione di raccontarvi storie sull’onere e sull’onore, perché le frasi ad effetto non mi si addicono. Sono però fortemente convinta che, ora più che mai, siamo di fronte ad uno snodo memorabile della politica e della storia italiana: sta a noi coglierne i frutti. Spesso mi ritrovo a parlare con colleghi sfiniti da questi anni di lotte e delusioni, i quali hanno negli occhi quella espressione un po’ spenta tipica di chi è estremamente scettico e stanco, tanto stanco delle solite manfrine. E’ da loro vogliamo ripartire, dalle loro storie, dalle vostre storie, pura esperienza contestualizzata. Perché è questo che ci accomuna, l’esperienza ovvero il trait d’union tra mondo del lavoro e formazione, la famigerata competenza che certifichiamo alla fine di un ciclo di studi. E allora ricominciamo da qui, da una sapiente miscela di conoscenze, abilità e attitudini, conformemente al paradigma del sapere, saper fare e saper essere. Chiediamoci se non sia il caso di pretendere di essere valutati come noi valutiamo i nostri alunni. Chiediamoci se vogliamo che progetti, formazioni, service-learning, didattica per competenza, TIC, interdisciplinarità, costruzione di adeguati ambienti didattici e management di classi, cdc, collegi e genitori debbano essere ciò per cui dobbiamo essere valutati. “Un mondo globale caratterizzato dall’innovazione tecnologica, prevede l’acquisizione di saperi in costante evoluzione e rapida obsolescenza; richiede un governo delle situazioni e del cambiamento che non può fondarsi solo sull’aggiornamento continuo di saperi, ma richiede l’utilizzo di capacità diverse, di tipo trasversale, che formano la persona in quanto tale.” (E. Lozupone). Ancora di più, domandiamoci se abbiamo la volontà di cambiarla questa nostra cara vecchia scuola e con lei il modello didattico puramente trasmissivo.
Lo chiedo a voi, colleghi cari.
Grazie e… Avanti, of course!
Barbara Monti