PERCHÉ NO…
Difficile aggiungere un contributo al già logoro dibattito sul referendum del 4 dicembre. La discussione sul merito e sul demerito dei provvedimenti rimbalza tra talk show e rotocalchi come se fosse l’ultima delle 10 piaghe d’Egitto.
Nel 1987 avevo 14 anni. Frequentavo la classe terza delle Scuole Medie J.Barozzi di Vignola. La Preside consegnò personalmente una copia della Costituzione a ogni studente.
Ricevetti quel libretto spennellato di verde, bianco e rosso… con indifferenza. Non lo lessi. Lo ritrovai durante un trasloco. Decisi di infilarlo nel sacchettone della carta da buttare… poi lo ripresi. Stavo preparando l’esame di Storia Contemporanea all’Università… pensai potesse essere utile.
Una lettura impegnativa, una scrittura affettata, ma carica di desiderio… un desiderio di vita, di rinascita. Per quanti ancora camminavano sulle macerie di una guerra disastrosa, la Costituzione rappresentava un ponte verso una nuova vita. La stesura della Costituzione fu trasversale. Tutti indipendentemente dalla storia personale e politica presero parte al monumento costituzionale dell’Italia: una Repubblica. Finalmente una Res Publica.
Modificare la Costituzione è un affar serio. Per un istante lasciamo a margine il merito dei quesiti referendari. La trasversalità e la potenza con la quale esplosero la Repubblica e la Costituzione dovrebbe far riflettere.
Può un referendum così discusso, così personalizzato, così aspramente criticato, rappresentare lo strumento più idoneo per rimodulare il percorso tracciato dai nostri padri costituenti? Può un esecutivo cosi democraticamente debole sparigliare le carte della storia? Io credo di no. Ogni modifica, specie se incisiva deve essere obbligatoriamente condivisa. In caso contrario si innesterebbe un pericoloso precedente: ogni piccolo despota potrebbe sentirsi autorizzato a forzare la nostra storia, impastando il nostro passato a un presente discutibile polarizzato attorno a poteri forti e interessi lobbistici.
La nostra Costituzione è prima di tutto un monumento alla nostra storia, un monumento da osservare con rispetto. Passeggiando tra le rovine del Colosseo si potrebbe stupidamente rilevare che in fase progettuale i romani non avevano previsto vie di fuga e uscite di sicurezza… ma autorizzereste un architetto ad apportare modifiche strutturali per adeguare il Colosseo ai tempi moderni? A Della Valle non è stato permesso a Renzi con la nostra Costituzione… beh questo dipende da noi…
MA ANCHE NO!
Il mio impegno personale sul NO è iniziato diversi anni fa partendo dalla mia città natale, Taranto, aderendo alla campagna “NO ILVA”, contro una “fabbrica a perdere” che avvelena la città e soprattutto i suoi cittadini. Poi un grosso NO alla legge 107/15, NO al Jobs Act e NO alle Trivelle. Qui a Firenze poi, NO all’inceneritore e alla nuova pista parallela dell’aeroporto di Peretola, una campagna che ha avuto come epilogo la vittoria a Sesto Fiorentino del giovane sindaco di SI Lorenzo Falchi.
Erano tutte riforme, con nomi quasi provocatori, che hanno affossato prima il lavoro e poi la scuola. Oggi paghiamo ancora le conseguenze di quelle scelte avventante e illogiche, dovute principalmente alla mancato dialogo con chi il lavoro e la scuola la vivono tutti i giorni. Cari governanti con gli slogan i problemi non si risolvono ma si aggravano e l’inizio di quest’anno scolastico ne è la dimostrazione. I detrattori sostengono che il nostro sia un NO al progresso, perché è rivolto al passato e non ci porterà nel futuro. Sbaglio o sono gli stessi che dicevano NO alla legge di abrogazione del divorzio, NO all’abrogazione dell’aborto, NO all’abrogazione dell’ergastolo.
Strani questi nuovi “adepti” del partito della nazione, che alla sinistra e al dialogo hanno preferito banche, imprenditori, finanza, lobby e alle piazze i salotti e gli spazi blindati.
Ma poi nel merito questa riforma:
– elimina il Senato? NO, non lo elimina, anzi potrebbe ingenerare altre controversie e conflitti sulle attribuzioni.
– Semplifica i conflitti fra Stato, Regioni e Comuni? NO, non semplifica anzi potrebbe rendere più complicate le competenze fra i vari organi istituzionali.
– Magari è una riforma innovativa rendendo lo Stato più federale e snello? NO, non innova anzi attribuisce solo un rafforzamento del potere centrale a danno delle autonomie dei territori togliendo agli stessi il controllo e la difesa del loro ambiente e della loro facoltà di opporsi.
– Ma almeno diminuisce i costi della politica e della burocrazia? NO, i risparmi son nell’ordine di un centinaio di milioni, ma poi vi chiedo, secondo voi, il problema del debito pubblico si risolve con i costi e gli eventuali risparmi della politica o con una vera lotta all’evasione fiscale?
– È una riforma chiara e comprensibile? NO, è scritta in modo da non essere compresa, come ad esempio l’art.70.
– Ma almeno è una legge condivisa da tutte le forze parlamentari? NO, non solo non è condivisa ma è stata approvata a colpi di una maggioranza (governo) non eletta direttamente e comunque prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale, il porcellum, dichiarata incostituzionale.
– E’ vero che sarà più facile indire un referendum? NO, non solo non sarà più facile ma l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo del raggiungimento di almeno 150.000 firme, mentre oggi ne servono 50.000 per i disegni di legge di iniziativa popolare.
Per non parlare del combinato disposto fra riforma costituzionale e legge elettorale “Italicum” che accentrerà il potere nella mani di un solo partito e del suo leader che da solo farà il governo e controllerà indirettamente gestirà del governo, di un solo partito e di un solo leader.
Potrei continuare, ma anche NO!