Le nostre vite sono in pericolo.

Le nostre vite sono in pericolo, è questo che mi ronza nella testa dopo una giornata ricca di emozioni.

Oggi a scuola, grazie a quei progetti che lasciano un segno nello sviluppo di un anno scolastico, ho conosciuto un sopravvissuto della strage di Capaci, l’Ispettore Luigi Corbo, ancora provato dalla strage che ha sconvolto la sua vita, mostrandoci l’amarezza di un uomo che ancora oggi non si dà pace per non essere stato in grado di difendere Giovanni Falcone. Mi ha colpito la voglia di un uomo dello Stato, oggi Ispettore alla Procura di Firenze, di far capire e trasmettere ai ragazzi  cosa è  veramente la mafia, da palermitano originario di uno dei quartieri più popolari della città, che ha vissuto per anni con il fenomeno mafioso.  Queste sue parole: “ci inculcavano sin da piccoli che la mafia non esisteva e che era un’invenzione dei giornali. E invece, la mafia esiste e quello che ti dà oggi te lo richiede indietro triplicato domani”. Inoltre mi ha commosso vederlo nei filmati d’epoca, intervistato la notte  dopo la strage mafiosa in ospedale, con una chioma folta alla Cocciante. E poi dal vivo, con ormai pochi capelli, triste e malinconico, con gli occhi arrossati dalla commozione. Non dimenticherò soprattutto il suo racconto dello scorso 23 maggio 2014, l’anniversario della strage. Queste le sue parole:  “mia moglie mi ha costretto a fuggire da Firenze. Ero a Locarno e non pensavo a nulla, quando mi sono sentito colpire da qualcosa sulla spalla: un uccellino in volo aveva fatto cadere un pezzo di cibo dal becco, che era finito accidentalmente su di me. Istintivamente, ho guardato l’orologio: erano le 17.58. L’ora dell’esplosione a Capaci”.

Ecco questa è la scuola che amo, quella che scuote le coscienze e ti lascia uno spessore, che ti fa sentire cresciuto più della sera precedente. Per un insegnante di Tecnica alle medie, niente male.

Ma poi mi torna in mente la “buona scuola” e quello che dal prossimo anno non sarà più possibile vivere con i miei ragazzi e i cari colleghi con cui ho condiviso queste esperienze di vita e di crescita.

Ripensare che ancora oggi purtroppo, dopo le udienze in commissione e l’inizio dei lavori parlamentari, non si vede un’apertura, uno spiraglio, una via d’uscita. Altro che buona scuola e condivisione del progetto di legge, altro che eliminazione del precariato, qui l’unica certezza è l’eliminazione dei precari che negli ultimi 10 anni hanno consentito alla scuola di continuare ad offrire un servizio fondamentale per la collettività. Lo diciamo e lo ripetiamo da mesi, questo Disegno di Legge del Governo non prevede l’assorbimento di tutto il precariato e per essere più precisi, nemmeno del precariato storico. Questi docenti non possono essere considerati precari  giovani e inesperti, come erroneamente sostiene il Ministro. No, cara Giannini questi docenti devono essere considerati “precari storici”, avendo accumulato negli ultimi 15 anni diversi contratti annuali su cattedre vacanti.  L’unico torto a loro ascrivibile è quello di essersi abilitati dopo il 2006 ed è l’unica differenza con i colleghi inseriti nelle GaE. Quindi fuori dalle assunzioni straordinarie previste dal nuovo disegno di legge per il quale, gli unici precari sono quelli iscritti da decenni in tali liste e non coloro che lavorano nella scuola da più di dieci anni. Agli abilitati di seconda fascia, peraltro mai nominati insieme al personale ATA, viene proposto il Concorso,  per saggiare il merito della loro preparazione. È chiaro l’errore logico di tale soluzione, visto che in ogni attività  professionale, gli anni di anzianità costituiscono la base valida per attribuire merito. Non si capisce perché l’anzianità di servizio nella scuola debba essere svalutata a tal punto da diventare, con l’art. 12, “vietata per legge” stabilendo di non reiterare i contratti oltre i 36 mesi. Cioè la Corte di Giustizia Europea ci dice di assumerli a tempo indeterminato dopo 36 mesi di servizio e lo Stato italiano che fa: “li licenzia”.

Sembra un incubo.

Come se si potesse tornare indietro nel tempo e imporre un concorso come unica possibilità per ottenere il ruolo, malgrado tutti gli anni di servizio svolti. L’unica spiegazione fornita dal Governo come giustificazione è l’art.97 comma 3 della nostra Costituzione.  “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”. Intanto noi non chiediamo di accedere all’insegnamento, perché nella scuola ci siamo da più di dieci anni, abbiamo formato schiere di studenti, nella scuola siamo cresciuti professionalmente e, in alcuni casi, anche invecchiati, diventando mariti o mogli, mettendo al mondo dei figli, e dopo tutto questo ci si dice: “abbiamo scherzato”.  Non sarà proprio questo un caso “stabilito dalla legge” soprattutto perché è lo Stato che con la legge “sana” se stesso e la sua abusiva pratica della reiterazione dei contratti a termine.  Lo dice la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre 2014.  Perché è così difficile usare “il buon senso”?  È davvero impossibile prevedere una legge che sani questo abuso nei confronti dei lavoratori della scuola?  Dove è finita la nostra giustizia sociale se, per assicurarsi i voti di Forza Italia, si debba in cambio “eliminare” 80.000 precari della scuola pubblica?

Occorre prendere atto che dietro i numeri e le graduatorie vivono esseri umani con un cuore e sentimenti. Uomini e donne che faticano a trovare la serenità per entrare quotidianamente in classe e trasmettere la gioia di vivere.  Bisogna trovare una soluzione come l’apertura delle Graduatorie o un concorso per titoli così come prevede il dpr 487/1994, noi abbiamo diritto alla precedenza in quanto abbiamo prestato lodevole servizio. Lo deve fare la politica per restituire a ciascuno di noi il diritto che ci spetta, prima che arrivi il tribunale.

Mimmo Bruni

Io&Nico

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