RIVOGLIO LE GAE
Sarà che da Dirigente Scolastico sento ancora il peso del precariato che solo fino a 3 anni fa rappresentava la nota stonata, la “maschera di infamia” di un’esistenza che alle pressanti domande di parenti e amici “allora sei finalmente entrato in ruolo?” opponeva una laconica risposta “ma in qualche modo dovrebbero sistemarci”. E in fatti ci sistemarono… un concorso nel 2016 raffazzonato e scomposto. Molti amici meritevoli rimasero schiacciati da un sistema di reclutamento selettivo, che si consumò in commissioni estremamente generose e commissioni in evidente “stato confusionale” che negarono il ruolo a docenti da decenni parte strutturale del sistema scolastico.
Ma la “massa” di precari continua a lievitare e a monte di una nuova tornata concorsuale ancora si predica con biasimo che la colpa annosa del precariato è da individuare nelle GaE: il coronavirus delle graduatorie per il reclutamento.
Sentenziare che le GaE rappresentino il male esistenziale del sistema scolastico è come sostenere che il bicchiere che contiene il veleno sia l’artefice della morte. Già perché le GaE altro non furono che un contenitore che raccolse il marasma di docenti inglobati da “generosi” concorsi abilitanti, sanatorie, corsi abilitanti di 40 ore, doppi tripli canali… insomma, il tappeto sotto il quale nascondere la polvere amministrativa degli ultimi 20 anni.
Ma il problema continua ad essere il contenitore, cosi per un attimo non pensi al veleno che l’incapacità amministrativa ha iniettato nel sistema linfatico scolastico.
Perché spendere parole in favore delle GaE? Fondamentalmente per una mera questione di onestà intellettuale: il problema non furono le GaE, ma il modo scellerato con cui furono “riempite”. Io difendo le GaE, un contenitore… una graduatoria dove un docente precario poteva “stazionare” in attesa del ruolo. Una sorta di limbo che in qualche modo avrebbe anticipato il “posto fisso”. Precario sì, ma aspirante docente.
Cosa sono oggi le Graduatorie di Istituto? Una “selezione della specie”, un’anticamera dalla quale si può uscire vivi o morti. L’illusione di essere quello che forse non sarai mai: un docente di ruolo. Però servono, servono maledettamente queste Graduatorie di Istituto perché la scuola ha bisogno di “manovalanza”, di “lavoratori stagionali” e poco importa se prima o poi la stagione finisce.
Allora rivoglio le GaE, ma questa volta con una coscienziosa selezione in ingresso. Se ti seleziono prima del tuo ingresso a scuola ti ho già ritenuto “abile” come insegnante e quindi abilitato alla professione. Parliamo di questo: di una selezione in ingresso e non in itinere. Chi non è idoneo per occupare una cattedra a tempo indeterminato non è idoneo a supplire alle mancanze di docenti e molto spesso di docenti di sostegno. Fino al giorno in cui il sistema non avrà la forza di realizzare una vera selezione in ingresso chiedo solo una cosa: più rispetto per i precari storici delle Graduatorie di Istituto.